Al cuore di ogni attività di web marketing c’è il content marketing: del resto ogni sito web, nuovo o esistente, deve avere dei contenuti per posizionarsi su Google, per attirare traffico, per convertire quest’ultimo in clienti, ecc. Più competitivo è il settore e maggiore dovrà essere la qualità che dovremo prevedere nella nostra strategia.

Vale la pena ricordare cos’è il content marketing: è l’attività di produzione di contenuti, sotto qualsiasi forma, che aiuta a raggiungere un obiettivo di marketing per un’azienda (ad es. la vendita di un prodotto, l’acquisizione di potenziali clienti, la partecipazione a un evento, ecc.).

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Una cosa interessante è che attività di content marketing efficaci non sempre sono correlate ad alti budget, anche se di certo aiutano.

Direi piuttosto che alla base del successo c’è la conoscenza del settore e la passione per ciò di cui si parla.

Inoltre, grazie ai tanti strumenti di analisi dei dati (Google Analytics e Google Search Console in primis) ogni azione può essere misurata in modo chiaro e inequivocabile.

Un consiglio: se non abbiamo sufficienti risorse da dedicare alla produzione regolare di contenuti di qualità, proviamo a concentrarci su ciò che è noto come “contenuti evergreen”. Si tratta di contenuti su argomenti non soggetti a trend di interesse.

I contenuti evergreen richiedono meno interventi di manutenzione/ottimizzazione, ricevono un numero di visite costante nel tempo, tendono a mantenere alto il livello di indicizzazione della pagina e portano nuovi utenti in modo costante sul sito web.

Quali sono i 4 obiettivi indispensabili per il content marketing?

  1. Traffico sul sito. Conoscere la quantità di traffico che il nostro contenuto ha generato, sapere quanto tempo in media gli utenti sostano su quella pagina, da dove arrivano e quali pagine visitano successivamente è molto semplice: Google Analytics ci dà una riposta a a queste e a tante altre domande.
  1. SEO. Un buon contenuto è alla base dell’attività di ottimizzazione per i motori di ricerca. Se scritto bene e affronta temi di interesse, potrebbe permettere di ottenere dei back link e aiutarci a posizionare delle parole chiave strategiche per il nostro business. Google Search Console è lo strumento ideale per monitorare questi aspetti.
  1. Conversioni. Immagina la pagina prodotto di un sito con due righe di testo poco significative e un’immagine di bassa qualità. Il web ne è letteralmente pieno. Pensa poi alla pagine di un prodotto con una galleria di immagini di alta qualità, una descrizione eccellente e un video che ne spiega ancora meglio le caratteristiche. A parità di prodotto dive acquisteresti, quale sito contatteresti?
    Quando di parla di conversioni Google Analytics si rivela ancora una volta uno strumento eccellente per poterle monitorare.
  1. Brand awareness. I contenuti che scriviamo devono avere anche l’obiettivo di aumentare la popolarità del brand/marchio della nostra azienda. La popolarità si traduce in autorevolezza, in fidelizzazione degli utenti, in un migliore posizionamento e in un aumento esponenziale del traffico e del tasso di conversione.

Ma come possiamo misurare la nostra brand awareness? Per esempio controllando il “numero di query branded” in Google Search Console.

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Query di questi tipo stanno a indicare quanti utenti scrivono direttamente su Google il nostro nome e a quali prodotti/servizi lo associano. È un indicatore importantissimo per capire quale percezione hanno gli utenti di noi e quanto sta aumentando la nostra popolarità.

Un altro modo per misurare la brand awareness è controllare il trafico diretto su Google Analytics. Un utente che “bypassa” Google inserendo direttamente l’URL del nostro sito sulla stringa di ricerca sta dando un segnale molto forte (a noi e a Google stesso).

Anche gli utenti di ritorno sono un fattore chiaro circa la fedeltà al nostro brand. Un utente fidelizzato è un tesoro per ogni sito perché è garanzia di traffico di qualità, può diventare (in modo consapevole o inconsapevole) un “brand ambassador” e ha molta più facilità ad acquistare.

Fonte: ripreso con modifiche da “SEO for dummies” di Francesco Antonacci, Hoepli Editore, pp. 164-168

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